Storia

Dal 1951 con i giovani e per i giovani

“Abbine cura, sono mie figlie”,  si sentì dire don Bosco da Maria Ausiliatrice, in uno dei suoi tanti sogni. E così, dopo qualche anno dalla fondazione dell’Oratorio di Valdocco, a Mornese sorgeva anche un piccolo laboratorio, con Maria Domenica Mazzarello, per le ragazze più povere. Da quel paesino, in pochi anni, le Figlie di Maria Ausiliatrice, superarono ogni confine, arrivando anche a Trieste, nel 1947.

“Ragazze, questa volta arrivano davvero le suore!” “Chissà come saranno queste monighe!” “Beh, se assomigliano ai Salesiani ed erano state anch’esse volute da don Bosco, saranno simpatiche!” …questi erano i commenti che correvano tra i cortili dell’oratorio salesiano.

Fin dall’inizio, è cominciata l’avventura: quattro suore (sr Caterina Perotti, sr Elsa Lancini, sr Benvenuta Manente, sr Palmira Grespan) arrivarono da Gorizia, ma ad attenderle non c’era nessuno… e così, iniziò la loro vita a Trieste, segnata già dalla Provvidenza, che fece incontrare loro un buon uomo che le condusse dai Salesiani, aiutandole a scaricare le valigie e poi… scomparve.

Inizialmente, quella che doveva essere la loro casa, era un ammasso confuso, una fabbrica di sapone e rifugio dei senza tetto.

Qualche giorno dopo il loro arrivo, le suore iniziarono la scuola materna, fin da subito numerosa, e l’oratorio femminile: le giovani e i bambini non mancavano. Pian piano sono iniziati i lavori: viene spianato il cortile e venne inaugurato un rustico pattinaggio.

“Il parroco – dice la prima direttrice sr Caterina Priuli – volle che le FMA affiancassero la sua opera pastorale… cercammo e ci occupammo subito delle figliole, spronandole ad una intensa attività di lavoro manuale, oltre che lo studio e il catechismo”

Nel 1951, si inaugura la prima cappellina, si continua con la sistemazione dei locali, con l’aiuto di parrocchiani, ex allieve e giovani che un po’ alla volta, contribuiscono a costruire la casa. Nel frattempo iniziava a svilupparsi anche l’oratorio quotidiano, con delle piccole scuole di lavoro: ricamo, cucito… insieme a canto e gioco.

Nel 1957, l’oratorio festeggia i suoi primi 10 anni e nel frattempo la comunità delle FMA si allarga, come anche la gioventù continua ad entrare in questa casa, portando gioia, allegria… e molto scompiglio! Ma da buone figlie di don Bosco, le suore continuano a credere nell’educazione e nel sistema preventivo. Inizia anche il doposcuola, con una stretta collaborazione con la scuola elementare del quartiere, S. Slataper. In questi anni prende forma in modo sempre più organizzato, la scuola di cucito, maglieria e stenodattilografia. Le ragazze che frequentano i corsi, sono più di 90.

Dentro tutto questo fermento, vengono proposte anche attività sportive, teatrali e musicali, che riscuotono molto successo tra le giovani.

Nel 1963, il sogno diventa realtà! Viene finalmente inaugurata la nuova ala con un salone teatro, aule spaziose, dormitorio per le suore, … Quante persone da ringraziare! Il fiore all’occhiello dell’OMA è il pattinaggio: vera gioia per le oratoriane.

All’interno dell’oratorio, esistono anche le ex-allieve che con il loro fermento contribuiscono a dar vita e sostegno alle varie attività.

“Quando sono arrivata non c’era niente, solo Carso… solo un muretto basso. Non esisteva niente, solo una fabbrica. Per un bel po’ di tempo le prime suore, abitavano in una casetta qui vicino… quanti sacrifici per costruire tutto! Questa casa è cresciuta nella povertà, negli sforzi delle suore, della gente.

Don Alberto Montecchio, ha voluto le FMA qui… era un santo! Egli ha fatto di tutto perché, un gruppo di ragazze che girava intorno all’oratorio salesiano e veniva qui a giocare, trovasse qualcuno che si dedicasse a loro. Andavamo a giocare in un grande salone ed ogni sabato, ci facevano le lezioni di formazione, con la possibilità di andare ogni settimana alla Confessione e a Messa. ” (dal racconto di una giovane ragazza dell’oratorio, oggi FMA).

“…il venticinquesimo della Casa che state per celebrare, se è per tutte motivo di viva gioia, è insieme fonte di profonda meditazione. Gioia per la confortante fioritura delle Opere sorte man mano negli anni, e meditazione sul travagliato, faticoso lavoro, che ha condotto alla loro realizzazione. Come non ricordare i grandi sacrifici compiuti nei primi tempi delle nostre suore a Trieste? Le pagine più belle della storia di tante offerte quotidiane le ha lette soltanto il buon Dio, ma oggi noi possiamo vederne i frutti nella crescita veramente benedetta delle opere”  (Madre Ersilia Canta, superiora generale delle FMA, per il 25°di fondazione dell’OMA)